mercoledì 9 aprile 2008

Barcellona: Gaudì? Un «palazzinaro»


Il cantiere della Sagrada Familia non vanta concessioni edilizie ne' autorizzazioni
Dal corriere della sera
MADRID – È il più bell’esempio di abuso edilizio, in corso da 125 anni sotto gli occhi di tutti, e iscritto nel registro del patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Nessuna licenza, nessun pezzo di carta lo legittimano, ma il cantiere ultracentenario della Sagrada Familia, probabilmente il monumento più celebre di Barcellona, non corre rischi: niente sigilli in arrivo, né esose sanzioni retroattive. Gaudì è un caso a parte. Lo sa anche l’assessore comunale all’Urbanistica, il socialista Ramón García Bragado, che pure ha sollevato il caso burocratico. Nella lunga vertenza che oppone il municipio al Patronato della Sagrada
Il cantiere della Sagrada Familia (Ansa)Familia per il tunnel della linea ferroviaria ad alta velocità previsto proprio a due passi dalla basilica, l’assessore ha ricordato che l’opera firmata da Gaudì non ha le carte in regola, poiché non possiede uno straccio di concessione edilizia, «come è richiesto invece a qualunque costruttore pubblico o privato». Né il Comune ha mai autorizzato gli architetti, eredi del genio modernista catalano, a invadere con le loro colonne il marciapiede limitrofo della calle Majorca. Il presidente del Patronato, Joan Rigol, ha preso gelidamente sul serio le rimostranze comunali e, piccato, ha ricordato che, ai tempi di Gaudì, la competenza amministrativa spettava a Sant Martì de Provençals, all’epoca ancora non unita a Barcellona: i lavori dunque iniziarono in perfetta legalità e, non avendo gli uffici della capitale catalana obiettato nulla finora, un secolo di silenzio-assenso può essere considerato più che sufficiente dai costruttori. La bega, come immagina razionalmente Rigol, resterà senza seguito e le implicite minacce comunali non fanno arretrare il Patronato, che continuerà a opporsi al tunnel dei treni superveloci almeno finché non sarà garantita dai periti la sicurezza del tempio. Che, abusivo o no, è stato ampiamente condonato dal giudizio dell’Arte.
Elisabetta Rosaspina

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